Territorio
Troppo bassi i prezzi del grano, aziende a rischio sopravvivenza
Coldiretti denuncia danni per il tessuto economico del territorio
Spinazzola - giovedì 9 luglio 2020
Comunicato Stampa
Inaccettabile ribasso dei prezzi del grano duro in Puglia, nonostante il calo della produzione di almeno il 20% rispetto all'anno scorso. È quanto afferma Coldiretti Puglia, a seguito delle quotazioni in picchiata del grano della Murgia barese di 0,50 euro e di 2 euro al quintale alla borsa merci della Camera di Commercio di Foggia, mentre è schizzato del 51% l'import di grano canadese nei primi 3 mesi del 2020 rispetto al 2019.
«Il balzo delle importazioni arriva proprio nel pieno della stagione di trebbiatura del grano pugliese, in ritardo per l'andamento climatico anomalo. Un lavoro che rischia di essere vanificato dalla concorrenza sleale delle importazioni dall'estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
La Puglia che è il principale produttore italiano di grano duro, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto ed era paradossalmente – denuncia Coldiretti Puglia - anche quello che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione.
Nella sola provincia di Foggia la superficie coltivata a frumento duro è pari a 240.000 ettari e una produzione media di grano duro di 7.200.000 quintali. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy – insiste Coldiretti Puglia - mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
«Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale», aggiunge Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia.
Una situazione che – denuncia la Coldiretti – mette in pericolo la vita delle aziende agricole che coltivano grano spesso in aree interne senza alternative produttive e a rischio desertificazione. Alla perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale in un Paese che con l'ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell'abbandono, della cementificazione e delle speculazioni che sottopagano i prodotti agricoli.
«Il balzo delle importazioni arriva proprio nel pieno della stagione di trebbiatura del grano pugliese, in ritardo per l'andamento climatico anomalo. Un lavoro che rischia di essere vanificato dalla concorrenza sleale delle importazioni dall'estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l'erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
La Puglia che è il principale produttore italiano di grano duro, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto ed era paradossalmente – denuncia Coldiretti Puglia - anche quello che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione.
Nella sola provincia di Foggia la superficie coltivata a frumento duro è pari a 240.000 ettari e una produzione media di grano duro di 7.200.000 quintali. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy – insiste Coldiretti Puglia - mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
«Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale», aggiunge Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia.
Una situazione che – denuncia la Coldiretti – mette in pericolo la vita delle aziende agricole che coltivano grano spesso in aree interne senza alternative produttive e a rischio desertificazione. Alla perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale in un Paese che con l'ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell'abbandono, della cementificazione e delle speculazioni che sottopagano i prodotti agricoli.