Attualità
Pasqua in tavola, la spesa sale a 76 euro di media per famiglia
Analisi Coldiretti/Ixè: il 57% mangerà a casa e il 34% con amici e parenti
Spinazzola - sabato 8 aprile 2023
11.55
La spesa a tavola per il pranzo di Pasqua sale a 76 euro a famiglia, con un aumento del 10% rispetto allo scorso quando sono stati 69 gli euro spesi a famiglia, spinto dalla voglia di stare assieme dopo le difficoltà causate dalla pandemia. È quanto emerge dall'indagine Coldiretti/Ixè "La Pasqua 2023 degli italiani a tavola" secondo la quale il 57% dei cittadini trascorrerà il pranzo pasquale tra le mura domestiche, mentre un altro 34% con parenti e amici. Il 7% ha deciso, invece, di passare la domenica in un ristorante o in un agriturismo mentre un restante 2% ha scelto di fare un picnic.
«In media saranno sei le persone su ogni tavola – hanno spiegato da Coldiretti – con una situazione abbastanza simile a quella dello scorso anno, con le tavolate che stentano ancora a riempirsi dopo l'impatto devastante della pandemia sulle abitudini degli italiani».
A vincere sono soprattutto le ricette della tradizione che caratterizzano le diverse aree della Puglia con il principe della tavola pasquale che è il Cutturiddu, agnello cotto nel brodo con le erbe tipiche delle Murge ma anche "il benedetto", un piatto composto dal capocollo di Martina Franca posto su un letto di fette d'arancia condite con un filo d'olio d'oliva, ricotta fresca, asparagi, taralli bolliti e uova sode. Non mancano anche i taralli glassati pasquali, i dolci di pasta di mandorla dalla "cupeta salentina" fino alle colombe agricole, le puddhriche leccesi e alle scarcelle baresi o squarcelle foggiane.
Per preparare il pranzo di Pasqua si impiegheranno mediamente 2,1 ore, con una netta tendenza a privilegiare i menu della tradizione. Tra coloro che cucineranno, una maggioranza del 47% conterrà le operazioni in cucina tra i 30 minuti e le 2 ore, un 27% si spingerà a 3 ore, ma un 18% di "super chef" arriverà fino a 8 ore e un ulteriore 1% supererà questo limite. Ma un 7% si limiterà ad appena mezz'ora.
L'alimento più rappresentativo della tradizione pasquale per la maggioranza degli italiani resta la carne d'agnello che viene servita in quasi la metà delle tavole (44%) nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi. Il tradizionale pranzo di Pasqua rappresenta infatti anche un appuntamento determinante per la sopravvivenza dei pastori in Italia, in difficoltà per i rincari dei costi di produzione e per la siccità che secca i pascoli.
«In media saranno sei le persone su ogni tavola – hanno spiegato da Coldiretti – con una situazione abbastanza simile a quella dello scorso anno, con le tavolate che stentano ancora a riempirsi dopo l'impatto devastante della pandemia sulle abitudini degli italiani».
A vincere sono soprattutto le ricette della tradizione che caratterizzano le diverse aree della Puglia con il principe della tavola pasquale che è il Cutturiddu, agnello cotto nel brodo con le erbe tipiche delle Murge ma anche "il benedetto", un piatto composto dal capocollo di Martina Franca posto su un letto di fette d'arancia condite con un filo d'olio d'oliva, ricotta fresca, asparagi, taralli bolliti e uova sode. Non mancano anche i taralli glassati pasquali, i dolci di pasta di mandorla dalla "cupeta salentina" fino alle colombe agricole, le puddhriche leccesi e alle scarcelle baresi o squarcelle foggiane.
Per preparare il pranzo di Pasqua si impiegheranno mediamente 2,1 ore, con una netta tendenza a privilegiare i menu della tradizione. Tra coloro che cucineranno, una maggioranza del 47% conterrà le operazioni in cucina tra i 30 minuti e le 2 ore, un 27% si spingerà a 3 ore, ma un 18% di "super chef" arriverà fino a 8 ore e un ulteriore 1% supererà questo limite. Ma un 7% si limiterà ad appena mezz'ora.
L'alimento più rappresentativo della tradizione pasquale per la maggioranza degli italiani resta la carne d'agnello che viene servita in quasi la metà delle tavole (44%) nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi. Il tradizionale pranzo di Pasqua rappresenta infatti anche un appuntamento determinante per la sopravvivenza dei pastori in Italia, in difficoltà per i rincari dei costi di produzione e per la siccità che secca i pascoli.