Eventi e cultura
Omaggio a Gianmario Sburracchioni, l'artista di Spinazzola che inseguì l'Impressionismo
Una mostra collettiva virtuale nel centenario della sua morte. Oggi l'anteprima
Spinazzola - venerdì 24 aprile 2020
In occasione del centenario della morte del pittore pugliese Gianmario Sburracchioni, nato a Spinazzola il 24 giugno 1857 e morto a Grenoble il 15 aprile del 1920, lo Spazio MICROBA organizza una mostra virtuale collettiva, dal titolo "Hommage à Sburracchioni", per celebrarne la vita e le opere.
La mostra sarà inaugurata domani, 25 aprile, alle ore 18.00 sulla pagina Facebook dedicata all'artista spinazzolese https://www.facebook.com/Gianmario-Sburracchioni-104964857857246/ ma già da questo pomeriggio, sempre alle ore 18.00, è possibile partecipare virtualmente all'anteprima del vernissage.
Ogni giorno, allo stesso orario, verrà condivisa un'opera realizzata in omaggio a Gianmario Sburracchioni e i contributi di critici e studiosi che hanno aderito all'iniziativa: Carmelo Cipriani, Sara De Carlo, Antonio Frugis, Roberto Lacarbonara, Silvia Mazzilli, Lino Sinibaldi, Nicola Zito.
La collettiva d'arte vedrà la partecipazione degli artisti: Natascia Nappi Abbattista, Dario Agrimi, Michele Ardito, Aurora Avvantaggiato, Giulia Barone, Chiara Bevilacqua, Pino Boresta, Pando, Maria Grazia Carriero, Michele Cera, Pierluca Cetera, Roberto Ciardo, Francesco Paolo Cosola, Sabino de Nichilo, Natalija Dimitrijević, Raffaele Fiorella, Gianmaria Giannetti, Veronica Liuzzi, Luigi Loquarto, Ignazio Fabio Mazzola, Pierpaolo Miccolis, Giancarlo Nunziato, Alessandro Passaro, Riccardo Pavone, Davide Russo, Stefano Santoro, Francesco Selvi, Speranza Francesca, Francesco Strabone, Giuseppe Verga, Raffaele Vitto.
La vita di Gianmario Sburracchioni è legata non solo alla città di Spinazzola, in questo particolare periodo storico, la ricorrenza del centenario della sua morte contribuisce a sottolineare la situazione di emergenza che stiamo vivendo. Sburracchioni infatti sarebbe morto probabilmente a causa della terribile febbre spagnola, epidemia del 1920 che spesso è stata richiamata in analogia alla pandemia da coronavirus.
Terzo di cinque figli di Pierfrancesco Sburracchioni, casaro, e Serenella Palumbo, casalinga, viene avviato al lavoro paterno dopo le scuole elementari, occupazione che abbandona – in rottura con la propria famiglia – alla fine degli anni Settanta dell'Ottocento per seguire la propria vocazione artistica, coltivata da subito e portata avanti da autodidatta.
Nel 1875, a soli diciott'anni, si trasferisce a Napoli; sono anni di notevoli difficoltà economiche, nei quali il giovane Sburracchioni cambia molti lavori, facendo il facchino e l'ambulante, ma continuando a dipingere. Rimane a Napoli per quindici anni, entrando in contatto con gli ambienti artistici partenopei e studiando soprattutto la produzione artistica dei paesaggisti campani, in particolare degli esponenti della Scuola di Resina.
In quegli stessi anni conosce il pittore e illustratore Edoardo Matania, che lo coinvolge in molti progetti tra cui, nel 1890, la decorazione delle volte dello storico Bar Gambrinus. Tra il 1882 e il 1890 partecipa anche ad alcune edizioni della Promotrice napoletana, presentando paesaggi e marine ispirate da uno stile a mezza via tra Vedutismo e Realismo. Agli inizi degli anni Novanta, spinto dal "pulsante desiderio di risalire alla fonte dell'arte impressionista", s'imbarca da Napoli per raggiungere la Francia; il viaggio in mare, carico di suggestioni, gli suggerisce la creazione della sua celeberrima serie dei Velieri, una tematica che non abbandonerà mai più.
Giunto nel 1891 al porto di Marsiglia, si trasferisce immediatamente a Parigi; nella metropoli transalpina entra in contatto con grandi esponenti dell'Impressionismo e del Postimpressionismo, tra i quali Claude Monet e Henri de Toulouse-Lautrec, che lo Sburracchioni conosce durante uno spettacolo al Moulin Rouge. Nella capitale transalpina, il pittore affina la sua tecnica prediligendo alcuni specifici colori, in particolare il rosso che diventerà – con il tema marinaresco – un elemento distintivo della sua produzione.
A Parigi partecipa a diverse mostre collettive e concorsi tra cui, nel 1909, la 122a edizione del Salon della Société des Artistes Français. Durante la Prima guerra mondiale si trasferisce a Grenoble, città dove trascorre il resto della sua vita continuando a dipingere, ma in una crescente condizione di povertà.
La mostra sarà inaugurata domani, 25 aprile, alle ore 18.00 sulla pagina Facebook dedicata all'artista spinazzolese https://www.facebook.com/Gianmario-Sburracchioni-104964857857246/ ma già da questo pomeriggio, sempre alle ore 18.00, è possibile partecipare virtualmente all'anteprima del vernissage.
Ogni giorno, allo stesso orario, verrà condivisa un'opera realizzata in omaggio a Gianmario Sburracchioni e i contributi di critici e studiosi che hanno aderito all'iniziativa: Carmelo Cipriani, Sara De Carlo, Antonio Frugis, Roberto Lacarbonara, Silvia Mazzilli, Lino Sinibaldi, Nicola Zito.
La collettiva d'arte vedrà la partecipazione degli artisti: Natascia Nappi Abbattista, Dario Agrimi, Michele Ardito, Aurora Avvantaggiato, Giulia Barone, Chiara Bevilacqua, Pino Boresta, Pando, Maria Grazia Carriero, Michele Cera, Pierluca Cetera, Roberto Ciardo, Francesco Paolo Cosola, Sabino de Nichilo, Natalija Dimitrijević, Raffaele Fiorella, Gianmaria Giannetti, Veronica Liuzzi, Luigi Loquarto, Ignazio Fabio Mazzola, Pierpaolo Miccolis, Giancarlo Nunziato, Alessandro Passaro, Riccardo Pavone, Davide Russo, Stefano Santoro, Francesco Selvi, Speranza Francesca, Francesco Strabone, Giuseppe Verga, Raffaele Vitto.
La vita di Gianmario Sburracchioni è legata non solo alla città di Spinazzola, in questo particolare periodo storico, la ricorrenza del centenario della sua morte contribuisce a sottolineare la situazione di emergenza che stiamo vivendo. Sburracchioni infatti sarebbe morto probabilmente a causa della terribile febbre spagnola, epidemia del 1920 che spesso è stata richiamata in analogia alla pandemia da coronavirus.
Terzo di cinque figli di Pierfrancesco Sburracchioni, casaro, e Serenella Palumbo, casalinga, viene avviato al lavoro paterno dopo le scuole elementari, occupazione che abbandona – in rottura con la propria famiglia – alla fine degli anni Settanta dell'Ottocento per seguire la propria vocazione artistica, coltivata da subito e portata avanti da autodidatta.
Nel 1875, a soli diciott'anni, si trasferisce a Napoli; sono anni di notevoli difficoltà economiche, nei quali il giovane Sburracchioni cambia molti lavori, facendo il facchino e l'ambulante, ma continuando a dipingere. Rimane a Napoli per quindici anni, entrando in contatto con gli ambienti artistici partenopei e studiando soprattutto la produzione artistica dei paesaggisti campani, in particolare degli esponenti della Scuola di Resina.
In quegli stessi anni conosce il pittore e illustratore Edoardo Matania, che lo coinvolge in molti progetti tra cui, nel 1890, la decorazione delle volte dello storico Bar Gambrinus. Tra il 1882 e il 1890 partecipa anche ad alcune edizioni della Promotrice napoletana, presentando paesaggi e marine ispirate da uno stile a mezza via tra Vedutismo e Realismo. Agli inizi degli anni Novanta, spinto dal "pulsante desiderio di risalire alla fonte dell'arte impressionista", s'imbarca da Napoli per raggiungere la Francia; il viaggio in mare, carico di suggestioni, gli suggerisce la creazione della sua celeberrima serie dei Velieri, una tematica che non abbandonerà mai più.
Giunto nel 1891 al porto di Marsiglia, si trasferisce immediatamente a Parigi; nella metropoli transalpina entra in contatto con grandi esponenti dell'Impressionismo e del Postimpressionismo, tra i quali Claude Monet e Henri de Toulouse-Lautrec, che lo Sburracchioni conosce durante uno spettacolo al Moulin Rouge. Nella capitale transalpina, il pittore affina la sua tecnica prediligendo alcuni specifici colori, in particolare il rosso che diventerà – con il tema marinaresco – un elemento distintivo della sua produzione.
A Parigi partecipa a diverse mostre collettive e concorsi tra cui, nel 1909, la 122a edizione del Salon della Société des Artistes Français. Durante la Prima guerra mondiale si trasferisce a Grenoble, città dove trascorre il resto della sua vita continuando a dipingere, ma in una crescente condizione di povertà.