Attualità
La vita... un filo fragile su cui camminano anche i leoni
Dalla polemica al recupero della responsabilità
Spinazzola - lunedì 21 dicembre 2020
Una riflessione di Saverio Costantino, psicologo e psicoterapeuta di Spinazzola
Il titolo richiama il senso di una visione profonda della vita espressa da Papa Francesco, visione in cui il richiamo ad un senso vero della Spiritualità del Natale lascia il passo a false presenze, falsi miti e al consumismo senza confini.
Questo sarà un Natale autentico, in cui l'uomo con il suo essere si confronta con la propria spiritualità e con la propria fragilità, senza rinunciare al coraggio della testimonianza.
..."nebbia che soffia, genera fragili movimenti.
Una finestra dove dentro non si vede tanto di più.
Ognuno con il suo dentro e il suo fuori.
Non ci sono abbracci, ma intensi pensieri.
I silenzi, le paure, le fragilità.
Un giardino fiorito invernale di mille colori.
Abbiamo scoperto i racconti, li leghiamo confusi.
La distanza un gesto di amore infinito."
Alcuni versi di una mia esternazione in un periodo sospeso, dove si contagia chi si avvicina; pochi mesi fa avvicinarsi era un valore, ora la necessità è la distanza.
Il mio confine nel mondo della Psichiatria, dove i confini sono indefiniti, tutto è possibile e nulla è impossibile, rigide letture dove le deleghe di responsabilità sono più importanti della testimonianza.
Così è la vita...cucite tante vite di medici, di sanitari, di sacerdoti, di "eroi senza altoparlanti…" come ho definito nella mia ultima riflessione tante commesse, forze dell'ordine, docenti e tanti silenziosi operatori di trincea.
Non credo sia semplice fare categorizzazioni, ognuno interpreta il suo essere così come è, senza protezioni si è fragili e forti, come quando si decide di imboccare un paziente e ci si contagia. Se l'unico nutrimento è la distanza si muore comunque di aridità.
Insomma, medici in prima linea dal primo albore di Marzo, a mani nude, medici sui divani, dirigenti da scrivania senza emozioni con il mal costume della delega delle responsabilità, tanto la guerra si combatte per strada e i soldati sono altri.
Sempre questa la nostra meravigliosa esistenza, il mio amato papà dopo cinque anni di guerra diceva "anche chi ha fatto la guardia ad un bidone di carburante ha contribuito alla guerra…"; ora sento di dire che lui era sereno, orgoglioso, fiero nella sua vita, a differenza di altri che hanno dovuto nascondere la coscienza.
Chiaro e forte questo messaggio: il Natale che vivremo sarà unico, abbracceremo con autenticità chi non ci può essere, e chi non c'è più, ci sarà il silenzio sul frastuono; questo è il senso cristiano, fare una carezza agli ultimi, al nostro senso di incertezza, dove anche i leoni camminano come tutti sulla precarietà e il profondo valore della vita.
Non ci si salva da soli, non ci si sente riconosciuti se gli altri ci porgono false lusinghe, ma se abbiamo scelto la direzione giusta nel nostro profilo di persone, quindi di professionisti, di artigiani, di operatori del semplice.
I confini diventano indefiniti e di sicuro sappiamo riconoscere meglio le assenze, le presenze, le competenze e le inutilità.
Gli esempi lasciano spesso il posto a sterili dichiarazioni, e credo che il recupero rievocativo di ogni emozione passa anche dalla tristezza, dal senso di smarrimento, mai nulla è stato costruito con l'humus della superficialità, si accede al profondo di un pozzo quando si ha sete, e le prove, la fatica, hanno sempre insegnato più di ogni cosa.
Meraviglioso esempio i miei pazienti. Cosa vuoi che sia per loro questa prova, ne hanno superate altre molto più difficili e spesso in completa solitudine.
Insomma, nasce il bisogno di contagiarsi emotivamente, inoculandosi, proprio come si farà con il vaccino, il principio che in questo momento gli "ultimi" sono diventati l'immagine della forza, mentre i "primi" quella della rinuncia, della presenza asettica senza esserci con il battito del cuore, senza sentire quello dei propri validi soldati della generosità.
E' un vero gioco di poetiche proiezioni, dove ognuno si collocherà, senza doverlo dire a nessuno, ma solo a se stesso, chi sarà stanco e provato e chi indifferente, ognuno alla sua testimonianza.
Qualcuno ha detto " semina un pensiero e ne raccoglierai un'azione, semina un carattere e raccoglierai un destino"...niente di più bello e di più vero se pensiamo a quanto possa creare ogni nostra azione.
Ho letto che "destino", in sanscrito, vuol dire " bufera", non credo ci sia immagine migliore dello stare dentro qualcosa di caotico, imprevedibile, misterioso, per poi uscirne pieni di luce, anche se con le ali a volte spezzate.
Con l'abbraccio più autentico di silenziosi respiri, arrivino a tutti gli auguri di UN AUTENTICO NATALE da anni smarrito.
Il titolo richiama il senso di una visione profonda della vita espressa da Papa Francesco, visione in cui il richiamo ad un senso vero della Spiritualità del Natale lascia il passo a false presenze, falsi miti e al consumismo senza confini.
Questo sarà un Natale autentico, in cui l'uomo con il suo essere si confronta con la propria spiritualità e con la propria fragilità, senza rinunciare al coraggio della testimonianza.
..."nebbia che soffia, genera fragili movimenti.
Una finestra dove dentro non si vede tanto di più.
Ognuno con il suo dentro e il suo fuori.
Non ci sono abbracci, ma intensi pensieri.
I silenzi, le paure, le fragilità.
Un giardino fiorito invernale di mille colori.
Abbiamo scoperto i racconti, li leghiamo confusi.
La distanza un gesto di amore infinito."
Alcuni versi di una mia esternazione in un periodo sospeso, dove si contagia chi si avvicina; pochi mesi fa avvicinarsi era un valore, ora la necessità è la distanza.
Il mio confine nel mondo della Psichiatria, dove i confini sono indefiniti, tutto è possibile e nulla è impossibile, rigide letture dove le deleghe di responsabilità sono più importanti della testimonianza.
Così è la vita...cucite tante vite di medici, di sanitari, di sacerdoti, di "eroi senza altoparlanti…" come ho definito nella mia ultima riflessione tante commesse, forze dell'ordine, docenti e tanti silenziosi operatori di trincea.
Non credo sia semplice fare categorizzazioni, ognuno interpreta il suo essere così come è, senza protezioni si è fragili e forti, come quando si decide di imboccare un paziente e ci si contagia. Se l'unico nutrimento è la distanza si muore comunque di aridità.
Insomma, medici in prima linea dal primo albore di Marzo, a mani nude, medici sui divani, dirigenti da scrivania senza emozioni con il mal costume della delega delle responsabilità, tanto la guerra si combatte per strada e i soldati sono altri.
Sempre questa la nostra meravigliosa esistenza, il mio amato papà dopo cinque anni di guerra diceva "anche chi ha fatto la guardia ad un bidone di carburante ha contribuito alla guerra…"; ora sento di dire che lui era sereno, orgoglioso, fiero nella sua vita, a differenza di altri che hanno dovuto nascondere la coscienza.
Chiaro e forte questo messaggio: il Natale che vivremo sarà unico, abbracceremo con autenticità chi non ci può essere, e chi non c'è più, ci sarà il silenzio sul frastuono; questo è il senso cristiano, fare una carezza agli ultimi, al nostro senso di incertezza, dove anche i leoni camminano come tutti sulla precarietà e il profondo valore della vita.
Non ci si salva da soli, non ci si sente riconosciuti se gli altri ci porgono false lusinghe, ma se abbiamo scelto la direzione giusta nel nostro profilo di persone, quindi di professionisti, di artigiani, di operatori del semplice.
I confini diventano indefiniti e di sicuro sappiamo riconoscere meglio le assenze, le presenze, le competenze e le inutilità.
Gli esempi lasciano spesso il posto a sterili dichiarazioni, e credo che il recupero rievocativo di ogni emozione passa anche dalla tristezza, dal senso di smarrimento, mai nulla è stato costruito con l'humus della superficialità, si accede al profondo di un pozzo quando si ha sete, e le prove, la fatica, hanno sempre insegnato più di ogni cosa.
Meraviglioso esempio i miei pazienti. Cosa vuoi che sia per loro questa prova, ne hanno superate altre molto più difficili e spesso in completa solitudine.
Insomma, nasce il bisogno di contagiarsi emotivamente, inoculandosi, proprio come si farà con il vaccino, il principio che in questo momento gli "ultimi" sono diventati l'immagine della forza, mentre i "primi" quella della rinuncia, della presenza asettica senza esserci con il battito del cuore, senza sentire quello dei propri validi soldati della generosità.
E' un vero gioco di poetiche proiezioni, dove ognuno si collocherà, senza doverlo dire a nessuno, ma solo a se stesso, chi sarà stanco e provato e chi indifferente, ognuno alla sua testimonianza.
Qualcuno ha detto " semina un pensiero e ne raccoglierai un'azione, semina un carattere e raccoglierai un destino"...niente di più bello e di più vero se pensiamo a quanto possa creare ogni nostra azione.
Ho letto che "destino", in sanscrito, vuol dire " bufera", non credo ci sia immagine migliore dello stare dentro qualcosa di caotico, imprevedibile, misterioso, per poi uscirne pieni di luce, anche se con le ali a volte spezzate.
Con l'abbraccio più autentico di silenziosi respiri, arrivino a tutti gli auguri di UN AUTENTICO NATALE da anni smarrito.