Attualità
Asl Bat, l'immunoterapia nuova frontiera del trattamento contro i tumori
Nel 2022 sono state erogate quasi 4mila prestazioni ambulatoriali
Spinazzola - lunedì 8 maggio 2023
14.04
L'unità operativa di oncologia dell'ospedale "Dimiccoli" di Barletta, diretta dal dottor Gennaro Gadaleta-Caldarola, pone particolare attenzione alle terapie innovative - in linea con gli standard nazionali ed internazionali - confermandosi un reparto all'avanguardia nel trattamento dei tumori. Nel 2022 sono state erogate quasi 4mila prestazioni ambulatoriali, oltre a 5mila accessi di day service e 500 ricoveri ospedalieri.
«L'immunoterapia consiste nel potenziare l'azione del sistema immunitario contro le cellule tumorali attraverso la rimozione di un freno che blocca tale azione» ha spiegato Gadaleta. «Infatti, l'unione tra il recettore PD-1 (Programmed death-1 o morte cellulare programmata-1) presente sul linfocita T (cellula del sistema immunitario) ed il ligando PD-L1 (Ligando del recettore della morte cellulare programmata-1) presente sulla cellula tumorale, blocca l'azione di attacco del Linfocita T sul tumore. I cosiddetti Immune checkpoint inhibitors (Inibitori dei punti di controllo del sistema immunitario) sono farmaci anti-PD-1 (Nivolumab, Pembrolizumab, Cemiplimap) ed anti-PD-L1 (Atezolizumab, Durvalumab ed Avelumab) che impediscono il suddetto legame e consentono al sistema immunitario di svolgere la propria azione di difesa. L'obiettivo è quello di risvegliare il sistema immunitario più che agire direttamente sul tumore».
Le prime indicazioni hanno riguardato una serie di neoplasie in fase avanzata quali melanoma, carcinoma polmonare, carcinoma renale, carcinoma del distretto testa-collo, ma nel corso degli anni numerosi studi hanno dimostrato l'efficacia anche nelle fasi precoci di alcune neoplasie sia prima che dopo l'intervento chirurgico.
Alcune forme di carcinoma mammario, soprattutto, traggono beneficio dalla chemioterapia neoadiuvante ovvero quella somministrata prima dell'intervento per rendere operabile la neoplasia oppure per rendere possibile una chirurgia conservativa. Un recente studio ha dimostrato, infatti, che l'aggiunta dell'immunoterapia (con il farmaco Pembrolizumab) alla tradizionale chemioterapia neoadiuvante nelle pazienti triple-negative è in grado di migliorare la percentuale di risposte patologiche complete.
«Non essendo ancora stata autorizzata dall'AiafA l'immissione in commercio di questo farmaco, sulla base di questi interessanti dati» ha sottolineato il responsabile del reparto di oncologia del "Dimiccoli". «Abbiamo trattato con successo parecchie pazienti nell'ambito dell'Eap (Programma di accesso allargato), detto anche uso compassionevole, che consiste nella fornitura gratuita del farmaco da parte dell'azienda farmaceutica prima dell'immissione in commercio ed al di fuori di studi clinici. In un caso specifico di paziente con carcinoma mammario triple-negative c'è stata anche una risposta patologica completa con la totale scomparsa del tumore». Gadaleta ha osservato: «Così facendo, oltre ad assicurare ai pazienti i più efficaci ed innovativi trattamenti oggi disponibili, stiamo anche attuando un importante esempio di sostenibilità e risparmio della spesa farmaceutica vista la fornitura gratuita del farmaco. Risulta fondamentale anche la suddivisione delle competenze tra i dirigenti medici che ci consente di rendere elevato il livello di qualità assistenziale».
«L'immunoterapia consiste nel potenziare l'azione del sistema immunitario contro le cellule tumorali attraverso la rimozione di un freno che blocca tale azione» ha spiegato Gadaleta. «Infatti, l'unione tra il recettore PD-1 (Programmed death-1 o morte cellulare programmata-1) presente sul linfocita T (cellula del sistema immunitario) ed il ligando PD-L1 (Ligando del recettore della morte cellulare programmata-1) presente sulla cellula tumorale, blocca l'azione di attacco del Linfocita T sul tumore. I cosiddetti Immune checkpoint inhibitors (Inibitori dei punti di controllo del sistema immunitario) sono farmaci anti-PD-1 (Nivolumab, Pembrolizumab, Cemiplimap) ed anti-PD-L1 (Atezolizumab, Durvalumab ed Avelumab) che impediscono il suddetto legame e consentono al sistema immunitario di svolgere la propria azione di difesa. L'obiettivo è quello di risvegliare il sistema immunitario più che agire direttamente sul tumore».
Le prime indicazioni hanno riguardato una serie di neoplasie in fase avanzata quali melanoma, carcinoma polmonare, carcinoma renale, carcinoma del distretto testa-collo, ma nel corso degli anni numerosi studi hanno dimostrato l'efficacia anche nelle fasi precoci di alcune neoplasie sia prima che dopo l'intervento chirurgico.
Alcune forme di carcinoma mammario, soprattutto, traggono beneficio dalla chemioterapia neoadiuvante ovvero quella somministrata prima dell'intervento per rendere operabile la neoplasia oppure per rendere possibile una chirurgia conservativa. Un recente studio ha dimostrato, infatti, che l'aggiunta dell'immunoterapia (con il farmaco Pembrolizumab) alla tradizionale chemioterapia neoadiuvante nelle pazienti triple-negative è in grado di migliorare la percentuale di risposte patologiche complete.
«Non essendo ancora stata autorizzata dall'AiafA l'immissione in commercio di questo farmaco, sulla base di questi interessanti dati» ha sottolineato il responsabile del reparto di oncologia del "Dimiccoli". «Abbiamo trattato con successo parecchie pazienti nell'ambito dell'Eap (Programma di accesso allargato), detto anche uso compassionevole, che consiste nella fornitura gratuita del farmaco da parte dell'azienda farmaceutica prima dell'immissione in commercio ed al di fuori di studi clinici. In un caso specifico di paziente con carcinoma mammario triple-negative c'è stata anche una risposta patologica completa con la totale scomparsa del tumore». Gadaleta ha osservato: «Così facendo, oltre ad assicurare ai pazienti i più efficaci ed innovativi trattamenti oggi disponibili, stiamo anche attuando un importante esempio di sostenibilità e risparmio della spesa farmaceutica vista la fornitura gratuita del farmaco. Risulta fondamentale anche la suddivisione delle competenze tra i dirigenti medici che ci consente di rendere elevato il livello di qualità assistenziale».