Ricchiuti: «Inaccettabile linguaggio bellico sulla pandemia. Siamo in cura, non in guerra!»
Le parole del vescovo in qualità di presidente Pax Christi Italia
sabato 3 aprile 2021
A margine dell'Assemblea Nazionale tenutasi lo scorso sabato 27 marzo, Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia oltre che vescovo della nostra Diocesi, esprime gratitudine per la partecipazione e per quanto condiviso in termini di educazione e formazione alla pace, e si esprime anche in merito al linguaggio utilizzato in questo periodo di pandemia.
«Stiamo vivendo i giorni della Settima Santa, in questo tempo di pandemia, di sofferenza, di dolore e di ancora tanti morti. Non possiamo accettare la logica di egoismi o di interessi vari a riguardo dei vaccini. Soprattutto i più poveri e i più deboli non devono essere esclusi, né i singoli né i popoli» - scrive Mons. Ricchiuti.
«Mentre scrivo queste considerazioni, e volevo far riferimento anche a tutto il mondo degli armamenti e degli affari, ben documentato dalla trasmissione PresaDiretta di lunedì 22 marzo "La dittatura delle armi", mi prende un moto di indignazione, guardando TV e giornali. Sì, sono indignato! Non posso accettare, a proposito di questa pandemia, questo linguaggio bellico a cui assistiamo, questa cultura e queste scelte sempre più ispirate alla guerra.
Siamo in cura, non in guerra!
Titoli di giornali. Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio che afferma: "Noi siamo in guerra. Servono norme da guerra." Il Generale Figliuolo che dice: "quando i vaccini arriveranno di massa, si potrà fare 'fuoco con tutte le polveri".
No, io non ci sto, e con me credo tutta Pax Christi, e non solo!
Anche p. Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, che stimo e ringrazio, scriveva lo scorso 23 marzo 2020: "In questo tempo di #coronavirus abbiamo ascoltato una certa retorica della #guerra, come se fosse necessario un approccio militaristico. Non siamo in guerra, bisogna rifiutare queste retoriche che sono funzionali a disegni politici pericolosi e inconfessabili: bisogna resistere".
Io non ho vissuto la guerra, ma solo il periodo del dopo-guerra. Non credo che chi continua ad evocare questa tragica parola l'abbia mai vissuta. Credo proprio di no! E quindi chiedo che siano usate parole appropriate nel rispetto di chi ha bisogno di cure, nel rispetto di chi davvero ha vissuto la tragedia della guerra e nel rispetto anche della Costituzione Italiana che 'ripudia la guerra'.
La mia esperienza di Vescovo e di Governatore dell'Ospedale "F. Miulli", in Acquaviva delle Fonti, mi fa continuamente incontrare con la sofferenza e con l'impegno, al limite delle forze fisiche e mentali, di tantissime persone chiamate non a "mobilitarsi" per una guerra ma solo e semplicemente a "prendersi cura" delle persone ammalate.
Stiamo devastando la Terra. Dobbiamo curare il Creato, tutto. Non dichiarare guerra. Siamo custodi, né padroni e né guerrieri! La luce del Cristo Risorto accompagni la Chiesa, e questa da Lui umanità amata fino a morire, nel difficile passaggio di questo giorni verso la speranza, la fraternità e la pace!
È il mio augurio di Pasqua che accompagno con un grande abbraccio!».
«Stiamo vivendo i giorni della Settima Santa, in questo tempo di pandemia, di sofferenza, di dolore e di ancora tanti morti. Non possiamo accettare la logica di egoismi o di interessi vari a riguardo dei vaccini. Soprattutto i più poveri e i più deboli non devono essere esclusi, né i singoli né i popoli» - scrive Mons. Ricchiuti.
«Mentre scrivo queste considerazioni, e volevo far riferimento anche a tutto il mondo degli armamenti e degli affari, ben documentato dalla trasmissione PresaDiretta di lunedì 22 marzo "La dittatura delle armi", mi prende un moto di indignazione, guardando TV e giornali. Sì, sono indignato! Non posso accettare, a proposito di questa pandemia, questo linguaggio bellico a cui assistiamo, questa cultura e queste scelte sempre più ispirate alla guerra.
Siamo in cura, non in guerra!
Titoli di giornali. Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio che afferma: "Noi siamo in guerra. Servono norme da guerra." Il Generale Figliuolo che dice: "quando i vaccini arriveranno di massa, si potrà fare 'fuoco con tutte le polveri".
No, io non ci sto, e con me credo tutta Pax Christi, e non solo!
Anche p. Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, che stimo e ringrazio, scriveva lo scorso 23 marzo 2020: "In questo tempo di #coronavirus abbiamo ascoltato una certa retorica della #guerra, come se fosse necessario un approccio militaristico. Non siamo in guerra, bisogna rifiutare queste retoriche che sono funzionali a disegni politici pericolosi e inconfessabili: bisogna resistere".
Io non ho vissuto la guerra, ma solo il periodo del dopo-guerra. Non credo che chi continua ad evocare questa tragica parola l'abbia mai vissuta. Credo proprio di no! E quindi chiedo che siano usate parole appropriate nel rispetto di chi ha bisogno di cure, nel rispetto di chi davvero ha vissuto la tragedia della guerra e nel rispetto anche della Costituzione Italiana che 'ripudia la guerra'.
La mia esperienza di Vescovo e di Governatore dell'Ospedale "F. Miulli", in Acquaviva delle Fonti, mi fa continuamente incontrare con la sofferenza e con l'impegno, al limite delle forze fisiche e mentali, di tantissime persone chiamate non a "mobilitarsi" per una guerra ma solo e semplicemente a "prendersi cura" delle persone ammalate.
Stiamo devastando la Terra. Dobbiamo curare il Creato, tutto. Non dichiarare guerra. Siamo custodi, né padroni e né guerrieri! La luce del Cristo Risorto accompagni la Chiesa, e questa da Lui umanità amata fino a morire, nel difficile passaggio di questo giorni verso la speranza, la fraternità e la pace!
È il mio augurio di Pasqua che accompagno con un grande abbraccio!».