Made in Puglia, crolla l'export dell'ortofrutta
Coldiretti: «a risentirne di più è l'uva»
giovedì 6 febbraio 2020
Una analisi della Coldiretti Puglia, sulla base delle proiezioni su dati Istat relativi ai primi 9 mesi, in rifermento a Fruit Logistica di Berlino la principale fiera internazionale di settore, cui ha partecipato anche il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini per incontrare gli operatori italiani, evidenzia un crollo delle esportazioni di ortofrutta pugliese in Germania del 10% nei primi 9 mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, su valori stimati pari a circa 201 milioni di euro.
Un motivo di forte preoccupazione degli operatori in Germania dove si consuma quasi 1/3 dell'ortofrutta Made in Italy esportata, sottolinea la Coldiretti. «Il gap della logistica sta sottraendo importanti fette di mercato alle aziende agroalimentari pugliesi, a cui vanno aggiunti gli effetti negativi dell'embargo russo e della Brexit», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Tra la frutta Made in Italy più esportata nel mondo, a subire di più è l'uva che perde il 17% mentre le pesche limitano i danni a un -1,3%. Tra gli agrumi, profondo rosso per le arance con le quantità esportate in diminuzione del 29%. In difficoltà – prosegue la Coldiretti – anche gli ortaggi con le cipolle che perdono il 15% all'estero, la lattuga crolla del 9,8% e le carote del 6,6%.
«Sono necessari e urgenti investimenti mirati a potenziare i trasporti delle produzioni agroalimentari, sfruttando efficacemente – aggiunge il presidente Muraglia - le linee ferroviarie e gli snodi aeroportuali, investendo energie e risorse per la promozione delle produzioni agroalimentari, azzerando le dispersioni attraverso un'Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo e ad investire sulle Ambasciate, introducendo nella valutazione principi legati al numero dei contratti commerciali».
Il comparto ortofrutticolo in Puglia interessa il 16% circa della superficie ortofrutticola nazionale. L'orticoltura in Puglia è ampiamente diffusa in tutte le provincie, ovviamente nelle aree irrigue.
«I numeri dell'export sono comunque consistenti, spesso sottostimati – conclude Muraglia - perché quantitativi di prodotti ortofrutticoli esportati non hanno una chiara indicazione dell'origine e del 'made in Puglia'. Una mancanza di trasparenza che nuoce ai prodotti e alle imprese pugliesi sia sui mercati nazionali, perché non si rafforza il 'brand Puglia' e non si contribuisce a far crescere l'appeal delle produzioni del territorio. sia sui mercati interni. perché l'omologazione e la mancata distintività consente a prodotti di dubbia origine e qualità di essere spacciati per made in Italy».
"La specializzazione strutturale dell'orticoltura pugliese, legata alla spiccata vocazionalità pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente – aggiunge Coldiretti Puglia - di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive. Tutto ciò va tutelato e promosso sui mercati italiani e mondiali.
Oltre agli scambi storici e consolidati verso la Germania – aggiunge Coldiretti Puglia - la Puglia si è imposta negli ultimi anni in Tunisia, Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia. Ancora bassa invece la capacità di esportazione nelle Americhe, in Cina, in Russia, in Giappone – conclude Coldiretti - un tema su cui impattano problematiche di conservazione degli alimenti, complessità logistica e lontananza dei mercati".
Un motivo di forte preoccupazione degli operatori in Germania dove si consuma quasi 1/3 dell'ortofrutta Made in Italy esportata, sottolinea la Coldiretti. «Il gap della logistica sta sottraendo importanti fette di mercato alle aziende agroalimentari pugliesi, a cui vanno aggiunti gli effetti negativi dell'embargo russo e della Brexit», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Tra la frutta Made in Italy più esportata nel mondo, a subire di più è l'uva che perde il 17% mentre le pesche limitano i danni a un -1,3%. Tra gli agrumi, profondo rosso per le arance con le quantità esportate in diminuzione del 29%. In difficoltà – prosegue la Coldiretti – anche gli ortaggi con le cipolle che perdono il 15% all'estero, la lattuga crolla del 9,8% e le carote del 6,6%.
«Sono necessari e urgenti investimenti mirati a potenziare i trasporti delle produzioni agroalimentari, sfruttando efficacemente – aggiunge il presidente Muraglia - le linee ferroviarie e gli snodi aeroportuali, investendo energie e risorse per la promozione delle produzioni agroalimentari, azzerando le dispersioni attraverso un'Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo e ad investire sulle Ambasciate, introducendo nella valutazione principi legati al numero dei contratti commerciali».
Il comparto ortofrutticolo in Puglia interessa il 16% circa della superficie ortofrutticola nazionale. L'orticoltura in Puglia è ampiamente diffusa in tutte le provincie, ovviamente nelle aree irrigue.
«I numeri dell'export sono comunque consistenti, spesso sottostimati – conclude Muraglia - perché quantitativi di prodotti ortofrutticoli esportati non hanno una chiara indicazione dell'origine e del 'made in Puglia'. Una mancanza di trasparenza che nuoce ai prodotti e alle imprese pugliesi sia sui mercati nazionali, perché non si rafforza il 'brand Puglia' e non si contribuisce a far crescere l'appeal delle produzioni del territorio. sia sui mercati interni. perché l'omologazione e la mancata distintività consente a prodotti di dubbia origine e qualità di essere spacciati per made in Italy».
"La specializzazione strutturale dell'orticoltura pugliese, legata alla spiccata vocazionalità pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente – aggiunge Coldiretti Puglia - di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive. Tutto ciò va tutelato e promosso sui mercati italiani e mondiali.
Oltre agli scambi storici e consolidati verso la Germania – aggiunge Coldiretti Puglia - la Puglia si è imposta negli ultimi anni in Tunisia, Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia. Ancora bassa invece la capacità di esportazione nelle Americhe, in Cina, in Russia, in Giappone – conclude Coldiretti - un tema su cui impattano problematiche di conservazione degli alimenti, complessità logistica e lontananza dei mercati".