La libertà di essere se stessi. Pasquale Coletti firma il corto "Caffè"
Breve ma intenso, sperimentale ed espressivo con l'attrice barese Roberta De Santis
mercoledì 17 marzo 2021
Hanno sentito l'esigenza di dimostrare che, in questo periodo di difficoltà ed emergenza, il cinema può e deve continuare. Così si sono messi in gioco e hanno sperimentato la libertà di essere se stessi attraverso il linguaggio filmico di un cortometraggio, breve ma intenso, come il caffè.
Nasce da un'idea del regista spinazzolese Pasquale Coletti e dell'attrice barese Roberta De Santis, che ne sono anche produttori, il cortometraggio "Caffè", un concentrato di emotività in 7 minuti in cui la comunicazione si trasforma in musica e le parole in sinuosità della danza.
Con le coreografie di Giorgia Riccardi e l'ausilio di Pasquale De Felice alla Fotografia e Natalia Raguseo dietro l'obiettivo diretto da Coletti, la De Santis interpreta una giovane operaia di un'azienda di smaltimento rifiuti che, oppressa dal lavoro, si concede una pausa in cui ritrova se stessa attraverso un viaggio tra realtà e immaginazione.
Spinazzola conosce bene il giovane Pasquale Coletti, regista, produttore e scenografo, laureato in Accademia di belle Arti di Bari. Ha già diretto "Super Cinema", "Ricordami" (Candidato al Campidoglio per la Miglior Regia presso Premio Alberoandronico), "Margherita", lungometraggio al momento in post produzione, e "Clementina", in selezione ai David Di Donatello 2021.
Giovanissima anche Roberta De Santis, attrice e regista che da Bari, la sua città, è volata in America all'insegna del suo sogno per diplomarsi alla The American Academy of Dramatic Arts, a Los Angeles. Vincitrice di tre Awards al Los Angeles Film Awards con il suo ultimo cortometraggio "Dalla fine, un inizio" (di cui è attrice, regista e produttrice) girato in Puglia, ha anche ricevuto una menzione d'onore per la sua interpretazione nel corto.
"Caffè" racconta la pausa pranzo di una lavoratrice esausta. La monotonia e la stanchezza la porteranno a dar libero sfogo ai suoi desideri più nascosti. Con una assenza di dialoghi, il mezzo di comunicazione è il corpo che si esprime attraverso il linguaggio della danza.
Una parola, quella del titolo del cortometraggio, conosciuta in tutto il mondo ma quanto mai assolutamente italiana «Lo abbiamo scelto perché in Italia la pausa caffè è un momento di piacere per perdersi nelle proprie chiacchiere e nei propri piaceri prima di tornare a lavorare. Ha una durata breve ma intensa, come questo corto».
Ma come nasce "Caffè"?
Dalla voglia di metterci in gioco, senza seguire il processo standard, dalla stesura della sceneggiatura allo scouting di locations e cast. Abbiamo prima selezionato un team motivato e preparato e poi abbiamo costruito la storia esaltando i punti vincenti di ciascuno di noi. Per questo lo definiamo "sperimentale". La storia ha così preso una piega autentica e originale dandoci grandi sorprese positive. Crediamo che ognuno abbia delle doti innate che non ha mai avuto modo di dimostrare e attraverso questo cortometraggio ognuno di noi ha contribuito alla storia stessa.
Cosa c'è nel vostro "Caffè"?
Siamo convinti che, a prescindere dall'età, il lavoro, il passato o la nostra situazione attuale, il diritto all'immaginazione sia il potere più grande che l'uomo abbia mai posseduto. Ed è proprio nell'esasperazione che si può ritrovare se stessi. La protagonista troverà se stessa attraverso una delle forme d'arte più espressive: il ballo.
Quanto è importante continuare a fare arte, e cinema, in questo periodo difficile e pesante proprio per il settore?
Purtroppo non è facile prevedere quando avrà termine l'emergenza sanitaria da covid-19, speriamo sicuramente quanto prima per poter tornare a fruire anche delle sale cinematografiche e, magari, portare questo nostro progetto in sala. Per questo, oggi più che mai c'è bisogno di fare squadra e di continuare a creare storie perchè l'arte resti sempre viva. A volte non servono grandi risorse, anzi, spesso avere meno risorse permette di utilizzare il proprio ingegno alla massima potenzialità, con risultati strabilianti. Il cinema può e deve continuare.
Nasce da un'idea del regista spinazzolese Pasquale Coletti e dell'attrice barese Roberta De Santis, che ne sono anche produttori, il cortometraggio "Caffè", un concentrato di emotività in 7 minuti in cui la comunicazione si trasforma in musica e le parole in sinuosità della danza.
Con le coreografie di Giorgia Riccardi e l'ausilio di Pasquale De Felice alla Fotografia e Natalia Raguseo dietro l'obiettivo diretto da Coletti, la De Santis interpreta una giovane operaia di un'azienda di smaltimento rifiuti che, oppressa dal lavoro, si concede una pausa in cui ritrova se stessa attraverso un viaggio tra realtà e immaginazione.
Spinazzola conosce bene il giovane Pasquale Coletti, regista, produttore e scenografo, laureato in Accademia di belle Arti di Bari. Ha già diretto "Super Cinema", "Ricordami" (Candidato al Campidoglio per la Miglior Regia presso Premio Alberoandronico), "Margherita", lungometraggio al momento in post produzione, e "Clementina", in selezione ai David Di Donatello 2021.
Giovanissima anche Roberta De Santis, attrice e regista che da Bari, la sua città, è volata in America all'insegna del suo sogno per diplomarsi alla The American Academy of Dramatic Arts, a Los Angeles. Vincitrice di tre Awards al Los Angeles Film Awards con il suo ultimo cortometraggio "Dalla fine, un inizio" (di cui è attrice, regista e produttrice) girato in Puglia, ha anche ricevuto una menzione d'onore per la sua interpretazione nel corto.
"Caffè" racconta la pausa pranzo di una lavoratrice esausta. La monotonia e la stanchezza la porteranno a dar libero sfogo ai suoi desideri più nascosti. Con una assenza di dialoghi, il mezzo di comunicazione è il corpo che si esprime attraverso il linguaggio della danza.
Una parola, quella del titolo del cortometraggio, conosciuta in tutto il mondo ma quanto mai assolutamente italiana «Lo abbiamo scelto perché in Italia la pausa caffè è un momento di piacere per perdersi nelle proprie chiacchiere e nei propri piaceri prima di tornare a lavorare. Ha una durata breve ma intensa, come questo corto».
Ma come nasce "Caffè"?
Dalla voglia di metterci in gioco, senza seguire il processo standard, dalla stesura della sceneggiatura allo scouting di locations e cast. Abbiamo prima selezionato un team motivato e preparato e poi abbiamo costruito la storia esaltando i punti vincenti di ciascuno di noi. Per questo lo definiamo "sperimentale". La storia ha così preso una piega autentica e originale dandoci grandi sorprese positive. Crediamo che ognuno abbia delle doti innate che non ha mai avuto modo di dimostrare e attraverso questo cortometraggio ognuno di noi ha contribuito alla storia stessa.
Cosa c'è nel vostro "Caffè"?
Siamo convinti che, a prescindere dall'età, il lavoro, il passato o la nostra situazione attuale, il diritto all'immaginazione sia il potere più grande che l'uomo abbia mai posseduto. Ed è proprio nell'esasperazione che si può ritrovare se stessi. La protagonista troverà se stessa attraverso una delle forme d'arte più espressive: il ballo.
Quanto è importante continuare a fare arte, e cinema, in questo periodo difficile e pesante proprio per il settore?
Purtroppo non è facile prevedere quando avrà termine l'emergenza sanitaria da covid-19, speriamo sicuramente quanto prima per poter tornare a fruire anche delle sale cinematografiche e, magari, portare questo nostro progetto in sala. Per questo, oggi più che mai c'è bisogno di fare squadra e di continuare a creare storie perchè l'arte resti sempre viva. A volte non servono grandi risorse, anzi, spesso avere meno risorse permette di utilizzare il proprio ingegno alla massima potenzialità, con risultati strabilianti. Il cinema può e deve continuare.