La danza ancestrale e la tradizione: il percorso di Fausta Vizzuso tra le vie di Spinazzola alla ricerca di sé
In un filmato la ricerca delle tradizioni in una fusione di culture e introspezione
martedì 26 gennaio 2021
10.08
La maestra di ballo Fausta Vizzuso di origini tricaricesi adottata da Spinazzola ha voluto interpretare una cucitura di un percorso culturale che passa attraverso le persone e il pulsare del centro storico, perché la gente semplice vive nel cuore di ogni paesino.
La danza e i costumi tipici di Tricarico indossati in solitudine nel centro storico di Spinazzola, il fragoroso suono delle campane vibrato per dire "Ci sono, ci siete", e tanto rompe il silenzio tra gli sguardi incuriositi della gente.
La sorpresa di un gesto spontaneo in un periodo in cui tutto tace.
Un gemellaggio culturale? Una trasfusione di emozioni? Tutto è vita e nulla e fatto per dividere ma per produrre benessere. Sinuose forme imbottite per il freddo scaldano una mattina sonnolenta del centro storico. Cosa rappresenta il contenuto culturale di Tricarico? cosa ha in comune con Spinazzola?
«Ho realizzato questo video per assecondare un'esigenza personale. È venuto fuori di getto, per il desiderio di sentirmi vicina alla mia famiglia, ai miei amici, alle mie origini a cui sono fortemente radicata... Amo molto Tricarico ma anche a Spinazzola sto bene e di sicuro l'elemento che mi lega è quello di amare i paesi come i nostri. Spesso vado a passeggiare per il centro storico perché solo li ritrovo il calore " di casa" ...in quelle strade, su quelle pietre ...l'odore tipico dei vicoli, le pareti delle case che raccontano storie di vita, di famiglie diverse dalla mia ma in cui mi riconosco» racconta Fausta
[YOUTUBE]
«Il video è il frutto di un mio cammino alla ricerca di me stessa in un momento in cui questo virus ci ha costretto a rimetterci in discussione. Mi sono ritrovata a casa senza poter lavorare a scuola di danza, ho capito che dovevo cercare altro...da dove ricominciare? Ricomincio da me...devo guardare al futuro, ma come? Recuperando la mia identità. Ho sempre sentito dentro di me un richiamo "antico", direi arcaico che sa di riti di mistero, a cui nemmeno io so dare una spiegazione se non quella di essere cresciuta con le tradizioni del mio paese, che i miei genitori, i miei nonni e tutta la comunità mi ha trasmesso» continua Fausta nel suo racconto.
«Ho voluto rivivere in maniera virtuale ciò che normalmente si fa tutti insieme per le vie del mio paese il 17 gennaio. Mi sono ritrovata sola con i miei campanacci per il centro storico di Spinazzola perché questo virus ci ha negato anche questo la condivisione, ma non la libertà di esprimersi. Quando sono arrivata nella piazzetta ho iniziato a correre libera davanti a quel bellissimo paesaggio suonando forte il mio campanaccio quasi a voler sfidare tutto, a voler esorcizzare non curante degli occhi stupefatti di chi mi guardava non sapendo cosa stessi facendo chiaramente non riconoscendo la maschera come familiare»
Il lavoro audiovisivo è un incrocio tra tradizione storica pura e l'espressione di una ricerca introspettiva che individua la danza come mezzo di connessione con il mondo. I piedi scalzi che danzano sono metafora di una continua ricerca del contatto con la terra che sprigiona energia. La danza, dunque, acquisisce potere liberatorio, riuscendo a sfidare ogni forma di malessere. «Un modo per riappropriarmi di me stessa, per confermare un ruolo all'interno della comunità» rivela Fausta
La danza e i costumi tipici di Tricarico indossati in solitudine nel centro storico di Spinazzola, il fragoroso suono delle campane vibrato per dire "Ci sono, ci siete", e tanto rompe il silenzio tra gli sguardi incuriositi della gente.
La sorpresa di un gesto spontaneo in un periodo in cui tutto tace.
Un gemellaggio culturale? Una trasfusione di emozioni? Tutto è vita e nulla e fatto per dividere ma per produrre benessere. Sinuose forme imbottite per il freddo scaldano una mattina sonnolenta del centro storico. Cosa rappresenta il contenuto culturale di Tricarico? cosa ha in comune con Spinazzola?
«Ho realizzato questo video per assecondare un'esigenza personale. È venuto fuori di getto, per il desiderio di sentirmi vicina alla mia famiglia, ai miei amici, alle mie origini a cui sono fortemente radicata... Amo molto Tricarico ma anche a Spinazzola sto bene e di sicuro l'elemento che mi lega è quello di amare i paesi come i nostri. Spesso vado a passeggiare per il centro storico perché solo li ritrovo il calore " di casa" ...in quelle strade, su quelle pietre ...l'odore tipico dei vicoli, le pareti delle case che raccontano storie di vita, di famiglie diverse dalla mia ma in cui mi riconosco» racconta Fausta
[YOUTUBE]
«Il video è il frutto di un mio cammino alla ricerca di me stessa in un momento in cui questo virus ci ha costretto a rimetterci in discussione. Mi sono ritrovata a casa senza poter lavorare a scuola di danza, ho capito che dovevo cercare altro...da dove ricominciare? Ricomincio da me...devo guardare al futuro, ma come? Recuperando la mia identità. Ho sempre sentito dentro di me un richiamo "antico", direi arcaico che sa di riti di mistero, a cui nemmeno io so dare una spiegazione se non quella di essere cresciuta con le tradizioni del mio paese, che i miei genitori, i miei nonni e tutta la comunità mi ha trasmesso» continua Fausta nel suo racconto.
«Ho voluto rivivere in maniera virtuale ciò che normalmente si fa tutti insieme per le vie del mio paese il 17 gennaio. Mi sono ritrovata sola con i miei campanacci per il centro storico di Spinazzola perché questo virus ci ha negato anche questo la condivisione, ma non la libertà di esprimersi. Quando sono arrivata nella piazzetta ho iniziato a correre libera davanti a quel bellissimo paesaggio suonando forte il mio campanaccio quasi a voler sfidare tutto, a voler esorcizzare non curante degli occhi stupefatti di chi mi guardava non sapendo cosa stessi facendo chiaramente non riconoscendo la maschera come familiare»
Il lavoro audiovisivo è un incrocio tra tradizione storica pura e l'espressione di una ricerca introspettiva che individua la danza come mezzo di connessione con il mondo. I piedi scalzi che danzano sono metafora di una continua ricerca del contatto con la terra che sprigiona energia. La danza, dunque, acquisisce potere liberatorio, riuscendo a sfidare ogni forma di malessere. «Un modo per riappropriarmi di me stessa, per confermare un ruolo all'interno della comunità» rivela Fausta