Inaugurata a Barletta la sede della Protezione Civile della Bat
Consegnati anche attestati di riconoscimento agli infermieri della Bat impegnati nell’emergenza Covid-19
lunedì 20 luglio 2020
È stato inaugurato sabato, nell'orto botanico di Barletta, in viale Manzoni, il distaccamento provinciale della Protezione civile della Regione Puglia, che ospita anche la sede amministrativa del comando provinciale dei Vigili del fuoco della Bat.
Con la partecipazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, del capo Dipartimento nazionale di Protezione civile, Angelo Borrelli, e del capo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, Fabio Dattilo, alla cerimonia hanno preso parte il vice presidente della Regione Antonio Nunziante, il presidente del Comitato permanente della Protezione civile regionale, Ruggiero Mennea, il sindaco di Barletta, Cosimo Damiano Cannito, il prefetto della Provincia Bat Maurizio Valiante, l'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, monsignor Leonardo d'Ascenzo ed il dirigente della sezione Protezione civile della Regione Puglia Mario Lerario.
Nell'occasione, consegnati dieci attestati di riconoscimento in favore degli infermieri della Bat impegnati nella task force nazionale nell'emergenza Covid-19.
«La protezione civile - ha detto Emiliano - non esisteva proprio nella testa della Regione Puglia. Con Vendola prima e con la mia amministrazione poi, sono stati fatti grandi passi avanti e adesso la Regione Puglia è una delle regioni italiane più avanzate non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche della mentalità. Per noi la protezione civile è un modo di vivere la quotidianità e non più solo nell'emergenza».
«Con Angelo Borrelli, che rivedo qui a Barletta dopo tante videoconferenze, abbiamo affrontato giorni difficilissimi. In Italia siamo riusciti - ha aggiunto il presidente in riferimento al periodo del lockdown - a tenere insieme, ancora una volta, tutto lo Stato, tutta la Repubblica, i sindaci, i volontari e anche tutto il sistema sanitario e questa è una novità, questo incrocio tra il sistema sanitario, in particolare tutti coloro che si sono occupati dell'emergenza come il 118 e il pronto soccorso, e anche il Welfare.
È la prima volta che la Protezione civile italiana ha dovuto affrontare una pandemia nazionale, un evento nazionale che ha coinvolto tutto il territorio, senza la possibilità di utilizzare, provenienti da altri territori, le risorse da destinare alla zona target dell'evento calamitoso. E abbiamo anche dimostrato una capacità e una efficienza che oggi consente ad esempio alla Puglia di avere uno stock strategico, in caso di calamità, sul quale la Protezione Civile può contare. Per esempio abbiamo messo su una piccola fabbrica di mascherine ffp2 ed ffp3. Se servisse, potremmo rifornire tutto il Paese. Tra breve la inaugureremo. Abbiamo acquistato macchine per fare tamponi al Policlinico di Bari, una macchina da 10.000 tamponi. Quindi se dovesse servire al resto del Paese noi siamo a disposizione. Laddove vi fosse una seconda ondata di coronavirus, noi non potremmo chiudere di nuovo tutto il Paese, dovremmo chiudere singoli pezzi, avere una capacità reattiva molto forte e soprattutto avere unità sia dal punto di vista delle indagini epidemiologiche che della cura delle persone a casa, sempre per evitare l'intasamento degli ospedali».
Con la partecipazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, del capo Dipartimento nazionale di Protezione civile, Angelo Borrelli, e del capo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, Fabio Dattilo, alla cerimonia hanno preso parte il vice presidente della Regione Antonio Nunziante, il presidente del Comitato permanente della Protezione civile regionale, Ruggiero Mennea, il sindaco di Barletta, Cosimo Damiano Cannito, il prefetto della Provincia Bat Maurizio Valiante, l'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, monsignor Leonardo d'Ascenzo ed il dirigente della sezione Protezione civile della Regione Puglia Mario Lerario.
Nell'occasione, consegnati dieci attestati di riconoscimento in favore degli infermieri della Bat impegnati nella task force nazionale nell'emergenza Covid-19.
«La protezione civile - ha detto Emiliano - non esisteva proprio nella testa della Regione Puglia. Con Vendola prima e con la mia amministrazione poi, sono stati fatti grandi passi avanti e adesso la Regione Puglia è una delle regioni italiane più avanzate non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche della mentalità. Per noi la protezione civile è un modo di vivere la quotidianità e non più solo nell'emergenza».
«Con Angelo Borrelli, che rivedo qui a Barletta dopo tante videoconferenze, abbiamo affrontato giorni difficilissimi. In Italia siamo riusciti - ha aggiunto il presidente in riferimento al periodo del lockdown - a tenere insieme, ancora una volta, tutto lo Stato, tutta la Repubblica, i sindaci, i volontari e anche tutto il sistema sanitario e questa è una novità, questo incrocio tra il sistema sanitario, in particolare tutti coloro che si sono occupati dell'emergenza come il 118 e il pronto soccorso, e anche il Welfare.
È la prima volta che la Protezione civile italiana ha dovuto affrontare una pandemia nazionale, un evento nazionale che ha coinvolto tutto il territorio, senza la possibilità di utilizzare, provenienti da altri territori, le risorse da destinare alla zona target dell'evento calamitoso. E abbiamo anche dimostrato una capacità e una efficienza che oggi consente ad esempio alla Puglia di avere uno stock strategico, in caso di calamità, sul quale la Protezione Civile può contare. Per esempio abbiamo messo su una piccola fabbrica di mascherine ffp2 ed ffp3. Se servisse, potremmo rifornire tutto il Paese. Tra breve la inaugureremo. Abbiamo acquistato macchine per fare tamponi al Policlinico di Bari, una macchina da 10.000 tamponi. Quindi se dovesse servire al resto del Paese noi siamo a disposizione. Laddove vi fosse una seconda ondata di coronavirus, noi non potremmo chiudere di nuovo tutto il Paese, dovremmo chiudere singoli pezzi, avere una capacità reattiva molto forte e soprattutto avere unità sia dal punto di vista delle indagini epidemiologiche che della cura delle persone a casa, sempre per evitare l'intasamento degli ospedali».